Giorgio Sbrocco era nato il 25 luglio 1953 a Treviso, ma era cresciuto a Padova, dove negli anni ’70 iniziò a giocare tra le fila del Petrarca nel ruolo di seconda linea. In tre stagioni, dal 1975 al 1978, Giorgio si meritò 30 presenze con il Petrarca Padova. Indossò anche le maglie del Conegliano, del Villorba, del San Donà e del Montebelluna, dedicandosi pure all’allenamento delle squadre più giovani. Una volta appese le scarpette al chiodo è stato per un lungo periodo responsabile tecnico del settore giovanile del Petrarca. Dal 2015, ha ricoperto il medesimo incarico presso il Roccia Rubano, in serie B. Insegnava educazione fisica all’istituto Leonardo da Vinci di Mestrino e Veggiano ed era docente di “Teoria, tecnica e didattica del rugby” nelle facoltà di Scienze Motorie delle Università di Padova e di Ferrara. Oltre all’importante carriera di tecnico e formatore, è stato anche, dal 1994 in poi, un giornalista sportivo. Ha infatti collaborato con testate locali e nazionali (tra gli altri Il Giorno, La Padania, QN, La Difesa del Popolo), con riviste del settore, con blog e siti internet specializzati, diventando anche direttore del portale web Rugbymeet.
Oltre a manuali didattici, Sbrocco ha firmato libri sulla storia del Petrarca Rugby (Uno di Sessanta e Petrarca 70º), ed il bellissimo “Vincenti” (sugli atleti della Nazionale di rugby in carrozzina) scritto a quattro mani con la fotografa Elena Barbini, per il quale nella seconda edizione del Premio letterario “ Memo Geremia” aveva ricevuto il “Premio speciale del Presidente” ( riconoscimento dedicato a chi nel mondo dello sport si fosse distinto per qualche cosa di speciale). Da non dimenticare anche l’epopea noir del poliziotto-rugbista Sergio Penurìa, incarnazione del rugby pane, salame, fango e sacrifici in cui si rispecchiava. Nelle ultime due stagioni era diventato responsabile tecnico del Roccia Rubano e sino a febbraio ha continuato a frequentare i campi da rugby in qualità di tecnico, cronista e attento osservatore, spendendosi spesso per cause benefiche. Purtroppo però il 2 aprile 2018, giorno di Pasquetta, Giorgio è stato costretto a passare la palla (come dicono i rugbisti) dopo avere lottato contro una malattia tanto inesorabile quanto rapida.
Così lo ricorda Andrea Cimbrico: della F.I.R.
“Giorgio Sbrocco aveva un vocione che sembrava preannunciare una tempesta, invece quando il telefono squillava e compariva il suo nome potevi sempre stare tranquillo: pur sapendo benissimo che il nostro lavoro comprende i rapporti con i giornalisti, si scusava sempre per il disturbo. Perché giornalista Giorgio lo era – celebri le sue pagelle sugli Azzurri dalle pagine virtuali di RugbyMeet, ma anche la sua lunga collaborazione con “Il Giorno” – ma era anche uno di famiglia. La consuetudine con l’ambiente gli veniva dagli anni passati in seconda linea con la maglia nera del Petrarca – dopo la moglie Isabella, l’altro grande amore della sua vita – e dalla grande passione per la palla ovale che, se possibile, era cresciuta una volta abbandonato il campo da gioco. Per anni responsabile del settore tecnico del Petrarca Padova, aveva visto sbocciare sui prati della “Guizza” il talento dei fratelli Bergamasco, la leadership di Marco Bortolami, la furia agonistica di Leonardo Ghiraldini. Per la FIR aveva tenuto corsi per il settore tecnico, ma la sua passione per lo sport lo aveva portato anche in cattedra, all’Università di Padova e a quella di Ferrara, per insegnare, lui che nasceva docente di educazione fisica, “Teoria, tecnica e didattica del gioco del rugby”. Qualche mese fa, in una delle ultime telefonate, aveva chiesto la disponibilità a presentare insieme il libro sui settant’anni di storia del Petrarca che aveva realizzato con Alberto Zuccato, firma di lungo corso del Gazzettino, con cui aveva instaurato un’amicizia le cui radici sprofondavano nel tempo: avevamo scelto la mattina di Italia v Sudafrica del novembre scorso, radunando i colleghi accreditati. Nella piccola sala stampa dell’Euganeo si erano assiepati giornalisti di tutte le età e di tutte le testate: tanti sapevano che non avrebbero scritto una riga, ma non era quello che contava e a Giorgio crediamo non importasse poi molto. C’era l’entusiasmo di sempre per un nuovo progetto portato in meta e la consapevolezza di aver costruito negli anni, con passione e serietà, un solido rapporto con il piccolo mondo degli scribi del rugby. Gli stessi che, da quando Giorgio se n’è andato, meno di quarantotto ore fa a nemmeno 65 anni, lo hanno salutato sulle pagine dei loro giornali.”
In memoria di Giorgio Sbrocco, nel week-end del 6-8 aprile, verrà osservato un minuto di silenzio sui campi di tutta Italia.